Pet-therapy
Non solo esami, medici e farmaci: a volte un aiuto concreto per sentirsi meglio arriva dall’affetto incondizionato, quello che solo un cane sa dare. Una convinzione che adesso ha anche basi scientifiche, grazi a un progetto sperimentale e all’avanguardia portato avanti dal Centro Clinico NeMO di Arenzano in collaborazione con Mondovicino Outlet e la Fondazione Vialli e Mauro per la Ricerca e lo Sport.
Due pastori svizzeri diventano “fisioterapisti”
Il progetto si chiama “ConFido” ed è partito a settembre 2016 fa coinvolgendo 50 pazienti affetti da sclerosi multipla e malattie neuromuscolari: per 25 di loro era prevista nella riabilitazione anche la pet therapy in compagnia di due pastori svizzeri bianchi, che per 170 sedute si sono messi a disposizione per coccole, gioco o semplicemente per tenere compagnia in silenzio.
Al loro fianco anche medico, fisiatra, fisioterapista, terapista occupazionale, psicologa, veterinario e coadiutore del cane. Gli altri 25 pazienti coinvolti nel progetto, considerati come “gruppo di controllo” per permettere di valutare l’efficacia dello studio, sono stati invece sottoposti a trattamenti di fisioterapia e terapia tradizionali.
Il risultato dello studio è stato sorprendente, anche se non inaspettato: Takoda e Anduril (questi i nomi dei due pastori svizzeri) si sono rivelati una sorta di “panacea” per i pazienti, che in loro hanno trovato un’inaspettata risorsa non soltanto dal punto di vista psicologico, ma anche fisico.
I questionari sottoposti ai partecipanti alla sperimentazione hanno infatti confermato che i pazienti coinvolti nella pet therapy hanno avuto una significativa riduzione del livello di ansia e depressione, affiancata allo stesso aumento delle capacità motorie garantite dalla terapia tradizionale.
I dati della Pet-therapy presentati a Boston
Dati che dimostrano come la pet therapy posso essere un valido strumento nella riabilitazione, e che verranno presentati durante il Simposio Internazionale sulla Sla e sulle malattie del motoneurone, in programma a Boston dall’8 al 10 dicembre. Il progetto nel frattempo è andato avanti, coinvolgendo un gruppo sempre più ampio di pazienti:
«I risultati di questa seconda fase dello studio confermano la riduzione dei vissuti di ansia nel gruppo dei pazienti coinvolti nel percorso di pet therapy, a cui si associa questa volta anche una diminuzione della depressione – conferma la dottoressa Manuela Vignolo, fisiatra del Centro Clinico NeMO di Arenzano e responsabile scientifico del progetto – Per lo stesso gruppo di pazienti, accanto a questi aspetti più propriamente psicologici, emerge un nuovo dato statisticamente significativo, legato al miglioramento della performance motoria: migliorano l’equilibrio e la propriocettività, ossia la capacità di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio.
Questo dato ha una evidente ricaduta sulla capacità di mantenere la stabilità soprattutto nei cambi direzionali. Questo nuovo risultato positivo rispecchia l’osservazione che effettuiamo quotidianamente nella nostra palestra riabilitativa, di una elevata aderenza che i pazienti dimostrano nell’eseguire il trattamento proposto in associazione al cane. È con gioia pertanto che proseguiamo il nostro lavoro anche dal punto di vista dell’osservazione scientifica, grati ai nostri sostenitori e stimolati dall’offrire un servizio sempre migliore ai nostri pazienti affetti da patologie gravemente disabilitanti».
Secondo gli esperti del Centro Clinico NeMO il progetto ConFido conferma dunque che, nell’ambito dei trattamenti per le malattie neuromuscolari, la terapia assistita con animale viene percepita non pericolosa, innovativa e strumento di supporto concreto alle terapie tradizionali.
E secondo il responsabile del cane il percorso non causa stress all’animale e mette in evidenza, su basi scientifiche, la connessione tra i partecipanti al programma, il tipo di co-terapia e la soddisfazione di tutti gli operatori sanitari del Centro Clinico NeMO, infermieri e personale. Un aspetto che potrà essere ulteriormente approfondito in futuro.
Fonte dell’articolo www.genovatoday.it