Spesso il dolore alle mani è causata dall'atrosi. Se non trattata adeguatamente, potrebbe degenerare rapidamente. Scopri cosa puoi fare.

Spesso il dolore alle mani è causata dall’atrosi, malattia degenerativa delle articolazioni, tipica delle età più avanzate (60-70 anni). Se non trattata adeguatamente da uno specialista, potrebbe degenerare rapidamente, portando la persona ad avere difficoltà anche nel fare le cose più semplici.

Cos’è l’artrosi?

L’artrosi è un processo degenerativo e infiammatorio a carico della cartilagine articolare e dell’osso. È la più comune forma di patologia articolare e attualmente la sua prevalenza e incidenza tendono ad aumentare, dato l’incremento dell’età media e la mancanza di modalità preventive efficaci.

L’artrosi alle mani

L’artrosi localizzata a livello delle mani si manifesta con delle formazioni nodulari alle articolazioni interfalangee distali, detti noduli di Heberden, e alle interfalangee prossimali, detti noduli di Bouchard.

La sua comparsa comporta la graduale compromissione funzionale della mano con dolore e riduzione della forza di prensione associate, come accade nell’artrosi del pollice che è comunemente conosciuta come rizoartrosi. La forza di prensione è la capacità della mano di stringere.

Nell’artrosi alle mani quello che si pensa essere il meccanismo ezio-patogenetico principale, ossia la causa della sua insorgenza, è il microtrauma ripetuto a livello della cartilagine, con o senza predisposizione genetica.

Cosa possiamo fare per prevenirla? Quali sono le misure terapeutiche più efficaci?

Per l’artrosi alle mani ad oggi non esiste una vera e propria cura medica. I proteoglicani, una classe di macromolecole organiche, che vengono persi durante questo processo artrosico-degenerativo possono essere integrati mediante l’apporto proveniente dall’esterno (ad esempio con le infiltrazioni di acido ialuronico) mentre contestualmente si può integrare con l’azione benefica dell’esercizio terapeutico.

L’EULAR (European League Against Rheumatism) raccomanda infatti l’utilizzo di protocolli di esercizio, sottolineando però come questi debbano sempre essere personalizzati e adattati su ogni singolo paziente.


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